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Giugno si apre con la rivista “Cose” e lo #SpecialeCatania

Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio

Blog Nasce 'Cose', la nuova rivista in casa Iperborea. Arkadia non manca all'appello con l'attesissimo Giuseppe Foderaro. Ianieri con le poesie è contro copertina e Bonfirraro con il "Requiem per un fascista maltese" è 'libro copertina'. Marietti 1820, Tunué e Chiarelettere completano le proposte. Si torna ad assistere dal vivo e noi annunciamo lo #SpecialeCatania con i libri di Mattia Iachino Serpotta e Natasha Puglisi

Rieccoci, con l’estate alle porte. Torniamo a proporre i nostri consigli editoriali settimanalmente dal martedì al lunedì successivo. Iniziamo subito il 1° giugno con i misteri della Prima Repubblica proposta da Graphofeel per firma di Mario PacelliGiovedì 3 sorpresa con la nuova rivista creata dai tipi di Iperborea: si chiama “Cose” ed è splendida, in linea con la struttura della casa editrice che cura gli autori del nord Europa. Sempre il terzo giorno del mese d’ingresso della stagione calda torna Arkadia in collana Eclypse con Giuseppe Foderaro autore di “La santità del padre” del quale abbiamo il piacere di omaggiarvi il prologo. Ianieri e Bonfirraro si aggiudicano rispettivamente libri ‘contro copertina’ e ‘copertina’. Ci onoriamo di dedicare lo ‘Speciale Catania‘ con i libri in uscita il 4 giugno – Mattia Iachino Serpotta per Carthago editore -, e il 7 giugno la storia del capoluogo etneo curata da Natasha Puglisi per Typimedia editore.

Le uscite di martedì 1 giugno

Mario Pacelli, Storie nascoste della Prima Repubblica, Graphofeel Edizioni

La Prima Repubblica ha visto tra i suoi protagonisti uomini e donne di valore, grandi  corrotti e corruttori, scaltri malfattori, menti illuminate e coraggiose. È stata teatro di eventi drammatici, guidata da personaggi che, con le loro scelte, hanno capovolto situazioni politiche e sociali. Nelle pagine del saggio di Mario Pacelli sfilano persone diversissime tra loro che hanno lasciato un’impronta, nel bene e nel male. L’autore ripercorre alcune vicende pubbliche spiegando i retroscena e le trame occulte che hanno portato a risoluzioni note a tutti. Giuseppe Dossetti, il cattolico intransigente a cui Pio XII affidò il compito di tutelare gli interessi della Chiesa nell’Assemblea Costituente, che preferì ritirarsi in convento piuttosto che essere attore di un sistema corrotto. Giulio Andreotti, per più di mezzo secolo regista palese e occulto della politica italiana. Don Lorenzo Milani, il parroco di Barbiana che propose un nuovo modello scolastico, abbandonato anche dalla sinistra perché considerato troppo progressista. Michele Sindona, che creò e distrusse un impero finanziario, Licio Gelli, il burattinaio di politici, generali e burocrati. Angela Merlin, a cui si deve la fine della prostituzione di Stato. E ancora la battaglia per il divorzio, le Brigate Rosse e il loro attacco al cuore dello Stato, l’inchiesta Mani Pulite in un affresco complesso e ricco di sfumature che non mancherà di sorprendere anche il lettore più smaliziato.

Mario Pacelli è stato a lungo funzionario della Camera dei Deputati, occupandosi tra le altre cose delle Commissioni bicamerali d’inchiesta e dell’Archivio storico. Docente di diritto pubblico, è autore di numerosi saggi di storia parlamentare tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), CattivI esempi (2001). Con Giorgio Giovannetti ha pubblicato Il Colle più alto (2018) e Interno Montecitorio – I luoghi, l’istituzione, le persone (2020). Per Graphofeel ha pubblicato Cantiere Italia (2011), Dossier Andreotti (2013), Gianni Caproni (2014), Non mi piacciono i film di Anna Magnani (2019) e Ad Hammamet – Ascesa e caduta di Bettino Craxi (2019).

Le uscite di giovedì 3 giugno

Cose, spiegate bene, la rivista de Il Post

Di tutti noi appassionati di «libri», che ne celebriamo la bellezza e il pregio, chi può dire di conoscere i passaggi della metamorfosi dal testo all’oggetto? Chi sa quante sono e di chi sono le case editrici, e perché usano quasi tutte lo stesso font? Chi ha capito come si contano le copie nelle classifiche pubblicate nei supplementi culturali dei quotidiani e perché i libri spariscono così rapidamente dalle vetrine delle librerie? Chi sa perché a volte vengono scritti nei fatti da qualcun altro, editor, traduttori, ghostwriter? Il 3 giugno arriva in libreria un nostro nuovo progetto, molto speciale, per questo ve lo annunciamo con due settimane d’anticipo. Si chiama Cose, spiegate bene ed è la prima rivista di carta del Post, il giornale online nato nel 2010 che ha cambiato un pezzo di informazione italiana. Cose è una rivista a forma di libro (liberamente ispirata alla nostra The Passenger), e questo è solo il primo numero ma stiamo già lavorando al secondo, che uscirà alla fine dell’anno: ciascuno è dedicato a una cosa da spiegare bene, raccogliendo alcune cose che Il Post ha scritto online, altre che sono scritte apposta, e altre ancora scritte da autori amici e ospiti.

La prima uscita di Cose è dedicata ai libri, a come nascono, come si producono, come si vendono, e al mondo e alle persone che ci lavorano intorno: per conoscere non solo le storie che contengono ma anche quelle in cui sono contenuti. Che cos’è la carta, di chi sono le case editrici, perché (quasi) tutti i libri italiani sono in Garamond, cosa fa veramente l’editor, come si apre una libreria, sono solo alcune delle tante storie raccontate e spiegate con la proverbiale chiarezza del Post. A proposito di libri, questo il titolo, ospita anche interventi di Concita De Gregorio, Giacomo Papi, Francesco Piccolo, Michele Serra, Luca Sofri e Chiara Valerio. Ad accompagnare i testi, illustrazioni originali di Giacomo Gambineri, box informativi, infografiche per 240 pagine a colori e stampate su carte di pregio, con il progetto grafico dello studio TomoTomo. I dettagli – e come ordinarlo già da ora – nella scheda qui sotto. A partire da giugno lo presenteremo ai lettori insieme agli amici del Post in presenza e online, seguiranno a breve aggiornamenti. Nel frattempo speriamo di avervi incuriosito.

Giuseppe Foderaro, La santità del padre, Arkadia
Nella calda estate dei suoi ventiquattro anni, Osvaldo Coisson fu invitato a prendere parte a un’arrampicata. Da qualche tempo nella sua comitiva c’era una nuova ragazza alla quale, fino a quel momento, non aveva mai fatto troppo caso. Per lui era sempre stata la sorellina petulante e fastidiosa di qualche amico, una presenza di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Fino a quel giorno. Ora gli sembrava di non avere mai visto una ragazza così interessante in vita sua. Non aveva altro desiderio che continuare a sentire la sua voce, torcendo il collo nel tentativo di indovinare il suo profilo. Si chiamava Leda Giraudo e aveva da poco compiuto diciannove anni. Portava i capelli scuri corti, tagliati alla maschietta, aveva un incedere svelto anche sui sentieri più impervi, tanto che gli amici la chiamavano, ridendo, “capretta”. Riusciva a sembrare sensuale anche con i maglioni pesanti e i pantaloni di velluto alla zuava; nessun’altra era in grado di indossare le sgraziate pedule come se fossero calzature francesi d’alta moda. Si era fatta un nome nella loro compagnia di montanari, aggiungendo alle escursioni un certo tocco femminile fino a quel momento sconosciuto, grazie al suo modo di fare a dir poco inconsueto. Non era da tutti partire per un’arrampicata portandosi dietro gigantesche sacche piene di ghiottonerie da gourmet, invece dei soliti panini con il salame a cui erano abituati. Una volta giunti in vetta, grazie a lei, il momento del pranzo diventava sontuoso come un ricevimento. Consumavano rustici al formaggio e pizzette di pasta sfoglia, panini all’olio con cubetti di cioccolata svizzera e giganteschi thermos di caffè bollente. Inoltre, per immortalare le loro scalate, si era dotata anche di una delle prime Polaroid istantanee in commercio, di cui andava molto fiera. Tutte innovazioni che Osvaldo aveva trovato irritanti, e che ora invece gli sembravano assolutamente fantastiche, tanto che si chiedeva come avesse potuto farne a meno fino a quel giorno.

Quando la vide arrivare sul piazzale della parrocchia, prima che il torpedone partisse, gli si stampò sul volto un enorme sorriso. Si sentiva esultante. Quell’arrampicata prometteva bene. Le difficoltà sportive dell’impresa passavano in secondo piano rispetto al piacere di poter condividere una compagnia così intrigante, una ventata d’a-ria fresca che faceva passare in secondo piano la sfida con le montagne. Era generosa, disponibile, ciarliera, sempre pronta a prodigarsi per gli altri, ansiosa di rimanere al centro dell’attenzione in un turbinio continuo di gridolini e risate. Molti del loro gruppo la consideravano solo una dilettante esibizionista, altri erano perfino offesi dal suo ostentato sfoggio di sicurezza e dalla generosità eccessiva con cui distribuiva a ognuno viveri e vettovaglie. Ma lei non sembrava rendersi conto di nulla, isolata e protetta com’era da un’incrollabile fede in se stessa, restava all’oscuro del risentimento che poteva suscitare, ignara delle critiche che riceveva e di quanto si diceva alle sue spalle.

Osvaldo, che era appena uscito dalla facoltà di Ingegneria, nutriva da sempre un’ammirazione incondizionata per tutto ciò che era artistico e amava quel suo tocco di istrionismo che agli altri, invece, sembrava dare un gran fastidio. Pensava che non ci fosse nulla di male a interpretare un ruolo, a recitare una parte. Se raccontiamo delle storie a noi stessi e agli altri, si diceva, era per poter vivere meglio. Anche nell’ambiente accademico aveva potuto constatare la stessa cosa. Si era portati a indossare una maschera, scegliendo la soluzione più funzionale tra le tante opzioni possibili. Faceva parte della natura umana, in fondo, il lento e lungo adattamento a ogni nuova realtà. Profondamente cattolico, credeva che non fosse caritatevole giudicare i difetti degli altri, ma piuttosto sperare di far passare inosservati, o quantomeno sopportabili, i propri. E in quel momento lui si sentiva assai inadatto, goffo e sgraziato, di poca o nessuna attrattiva nei confronti del gentil sesso.

Dal finestrino della corriera levò lo sguardo verso la montagna che si stagliava contro il cielo, con le sue vette aguzze, che se ne stava lì ferma e immutabile come un gigante. Somigliava a un vasto mare inclinato di ghiaccio scintillante sotto la luce obliqua del Sole. Al confronto, perfino le cromature della Polaroid di Leda, che stava seduta qualche posto più avanti, sembravano opache e sporche come pozzanghere di pioggia sull’asfalto, incapaci di reggere il confronto con i suoi occhi, che invece riflettevano la luce brillante come la neve sotto i raggi solari.

Il vento intorno sollevava turbini di nevischio, che scorrevano giù dalla cima incollando sui loro abiti uno strato di brina che scricchiolava a ogni minimo movimento. Sui suoi occhiali a specchio, che portava fermati sulle tempie con un elastico fosforescente, si formò subito un guscio di ghiaccio che gli appannava la vista. Cominciava a perdere la sensibilità nei piedi e sentiva le dita legnose dentro le manopole imbottite. Prese a battere le mani contro il corpo e i piedi sul selciato, impaziente di iniziare la lunga arrampicata verso la vetta. Desiderava arrivare lì con la stessa intensità con la quale voleva raggiungere lei, con quella sua risata argentina che rotolava come un’eco per l’intera vallata. Il suo intento era conquistare la vetta a passo di marcia, e non solo quella. Quel giorno bramava di conquistare un sogno, di cui lei avrebbe dovuto necessariamente far parte”.

“Il fuoco dell’età” di Nicola Muschitiello, raccolta di poesie pubblicata da Ianieri, è “Libro contro copertina”

Nicola Muschitiello, foto di Gianni Schicchi

In questo libro sono adunate una parte delle molte poesie scritte dal poeta fra i diciassette e i quarantadue anni, cioè in un arco temporale alquanto ampio. André Pieyre de Mandiargues, in una testimonianza “storica” (1980) fu colpito dall’esordiente poeta Muschitiello, alla sua prima opera Il primo sonno del baco, per la scioltezza, l’originalità di una forma limpida, musicale e pura. Le stesse qualità si ritrovano, maturate e forse affinate, nelle nuove poesie, dove il discor- so amoroso si estende e si prolunga in un sentimento del tempo che potrebbe indurci a pronunciare il termine di “metafisica”.

Nicola Muschitiello (marzo 1953) ha pubblicato sei libri di poesia. Ha tradotto e curato testi di Charles Baudelaire, Marcel Schwob, Léon Bloy, Louis-Ferdinand Céline ed altre opere ancora per case editrici: Bur-Rizzoli, Einaudi, Adelphi. Ha curato una monografia sulla misteriosa “Ælia Lælia” (Ælia Lælia, il Mulino, 2000). Ha insegnato Traduzione Letteraria all’Università di Siena e di Bologna. Si occupa di teatro e di musica, come ideatore di concerti e dicitore.

Ferruccio Pinotti, Potere massonico. La «fratellanza» che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato, Chiarelettere

Nel quarantesimo anniversario della scoperta della P2, una nuova inchiesta su uno degli aspetti più controversi e scottanti della nostra democrazia. Ecco come la massoneria, attraverso affiliazioni più e meno coperte, indirizza le scelte politiche, economiche, sociali del nostro paese. Un libro rigoroso, frutto di centinaia di incontri e interviste con esponenti massoni, politici, magistrati e professionisti. Fa impressione leggere uno dopo l’altro i capitoli di questo ampio e documentato viaggio all’interno del potere massonico. Non ci si può credere che esso sia così pervasivo e solido nel tempo (in Italia opera da almeno trecento anni). In una catena continua di nomi e di eventi, la nostra storia, recente e passata, è fortemente segnata dall’attività muratoria, nel bene e nel male. La Repubblica italiana arriva da lì, a cominciare dall’inno nazionale (“Fratelli d’Italia”) e dalla Costituente in cui molto folta era la presenza dei “fratelli”, per poi continuare con le più alte cariche dello Stato, presidenti della Repubblica, ministri, deputati e senatori. Sembra impossibile. Eppure. La massoneria è ovunque. Imprenditori famosi, grandi banchieri, magistrati in posizioni apicali, accademici, giornalisti e uomini di spettacolo e purtroppo anche ‘ndranghetisti e mafiosi. Le richieste di adesione sono in continua crescita. Il successo e i soldi passano da lì. Forse anche il destino dell’Italia? A fianco delle tre principali obbedienze, i cui gran maestri sono qui intervistati da Pinotti insieme a molti altri esponenti, ci sono centinaia di logge coperte, le cui attività formano un network articolato e duro da estirpare, che determina le sorti di concorsi universitari, processi, carriere politiche, militari, cariche istituzionali, oltre a coprire affari malavitosi. Avere consapevolezza dell’enorme influenza del potere massonico è un primo passo per rendere più trasparente la democrazia e combattere le sue degenerazioni.

Francesco M. Passaro, Morte agli infedeli, Ianieri

Durante i funerali del cardinale, un gruppo di jihadisti riesce a impos- sessarsi del Duomo di Napoli e a prendere in ostaggio il sindaco, dei giudici, dei malavitosi e degli attori. I terroristi, oltre alla scarcerazione di un jihadista e alla cessione del tesoro di san Gennaro, pretendo- no armi e droga della criminalità organizzata. Rashad, il loro capo, è disposto a uccidere senza alcuna pietà, e comincia subito a esprimere la propria malvagità sugli ostaggi. Morte agli infedeli è una storia sconvolgente e accattivante dal ritmo diabolico che ha come sfondo il terrorismo islamico, e il percorso di radicalizzazione di personaggi borderline, tra cui alcuni insospettabili protagonisti italiani.

Francesco Mario Passaro nasce a Napoli il 4 settembre 1971, esercita la professione di avvocato penalista. Ha vinto il Premio Nazionale Letteratura Italiana LCE col racconto Bevo le lacrime (Laura Capone Editore). Ha conquistato il terzo posto del Premio Nazionale Let- teratura, Narratori della Sera, organizzato da Edizioni della Sera col romanzo La cit- tà dei sangui (goWare edizioni). Ha vinto la prima edizione del Concorso Letterario Racconti Campani con Muna- ciello pubblicato nell’antologia edita da Historica Edizioni. Ha pubblicato: Attesa di giudizio (Iris 4), Stanze segrete (Rogiosi editore, 2017, tra i primi 100 bestseller nella Narrativa Ita- liana su IBS) e Le donne di Arturo (L’Eru- dita Editrice di Giulio Perrone).

‘Libro copertina’ è “Requiem per un fascista maltese” di Francis Ebejer, Bonfirraro

Il romanzo Requiem per un fascista maltese dal taglio autobiografico descrive l’atmosfera politica del tempo e narra dei bombardamenti dell’Asse contro le isole maltesi durante la Seconda Guerra Mondiale. L’opera è dotata di un’ampiezza stendhaliana che dipinge la realtà a grandi pennellate. Delinea, con precisione e intensità, l’animo dei personaggi travolti dalla guerra e dagli spietati giochi di potere del tempo. Non solo, approfondisce temi di impegno politico: il fascismo, il nazismo, l’odio verso gli ebrei, il colonialismo inglese, il sogno di indipendenza. Ma la politica e la guerra rimangono sullo sfondo e il lettore le sente e le vede con gli occhi di Lorenz, il protagonista del romanzo. Ripercorrendo le varie fasi della guerra e le tensioni sociali della Malta prebellica, l’autore rivela – fatto storico poco noto – che la popolazione maltese diede sostegno a Mussolini, proprio a causa del malcontento diffuso dovuto al dominio britannico che da secoli gravava sull’isola. «Amore e morte», scrive Joseph Eynaud nella prefazione, «sono due temi fondamentali del romanzo, ma anche la frantumazione dell’io, come nel romanzo di Pirandello Uno, nessuno e centomila. I personaggi sono degli insicuri, dei ribelli senza causa. Sono individui chiusi in se stessi, timorosi del contatto, del peso del passato, ma anche del futuro. E questi sono temi sempre attuali che caratterizzano la spietata decadenza della nostra civiltà».

Monumento a Francis Ebejer a Malta

Jean-Luc Istin, Julien Akita, Mathieu Akita, Le avventure di Tom Sawyer, Tunué

Tornano le avventure di Tom, insieme agli scalmanati Joe, Ben e Huck, le punizioni di zia Polly, le scorribande lungo il fiume Mississippi: il fumetto del più grande classico della letteratura per ragazzi, per rivivere la gioia di leggere una storia che ha fatto sognare intere generazioni di piccole pesti! Età di lettura: da 8 anni.

Jules Janin, L’asino morto, Marietti 1820

Apprezzato da Puškin e da Gogol’, letto da Goethe e ammirato da Baudelaire, L’asino morto è una vera gemma della letteratura nera ottocentesca. L’incontro casuale con la giovane contadina Henriette in groppa al suo asino e la fine cruenta dell’animale in un mattatoio innescano nel protagonista un interesse morboso nei confronti della donna. Una volta rintracciata, Henriette sarà seguita e osservata mentre la sua vita sprofonda in una progressiva perdizione nei tentacoli della Parigi più corrotta. La storia si snoda così attraverso luoghi ambigui e situazioni estreme, tra obitori, bordelli, carceri e ricoveri sanitari. I controversi tentativi di salvarla e ricondurla sulla retta via risulteranno vani. Il romanzo, uscito nel vivo del periodo del Romanticismo “frenetico” degli anni Trenta, rappresenta lo spirito della generazione di Gautier, Nerval e Hugo e, mettendo in evidenza un repertorio di morbosità, pone in ridicolo il gusto dell’orrido.

Jules Janin (1804-1874), letterato, giornalista e romanziere francese, critico teatrale del Journal des Débats, raccolse tutti i suoi articoli in sei volumi (Histoire de la littérature dramatique, 1853-58) e fu nominato accademico di Francia nel 1870. In Italia la sua figura è legata anche alla polemica con Francesco De Sanctis, che gli dedicò tre dei suoi Saggi critici.

Venerdì 4 e lunedì 7 giugno #SpecialeCatania

Venerdì 4 giugno, alle ore 19, al Cortile Platamone di Catania,  Carthago Edizioni e il Comune di Catania presentano nel giorno dell’uscita del suo libro, Mattia Iachino Serpotta autore di “La gente non stanno bene“.

Le persone non s’incontrano mai per caso, ma per casi. Tutta gente con forti disagi: ossessivo – compulsivi, complottisti, paranoici, renitenti alla relazione sentimentale, analfabeti, animalisti anaffettivi, assetati del consenso popolare. La follia dei singoli, però, può salvare il mondo dalla noia e dalla banalità collettiva. Questo la rende speciale agli occhi dell’Autore, che la racconta nella sua dimensione quotidiana, senza vantare alcuna competenza scientifica, anzi, non condividendo molte delle cose che dice.

Lunedì 7 giugno esce un bellissimo volume sulla storia del capoluogo etneo: Natasha Puglisi, La storia di Catania, Typimedia Editore.


Il volume è un fluire copioso, a tratti lento, ricco di imprevisti, che trae la sua origine da un vulcano. Una città che non esisterebbe senza la sua montagna, senza che l’Etna con le sue eruzioni ne avesse costituito il suo stesso suolo. Terra ricca d’acqua, fertile e sul mare, terra contesa: dai gloriosi greci che la iniziano alla civiltà, ai romani che la ergono al rango di città imperiale. Una giovane, detta “la buona”, si muove tra loro: è Agata, futura martire e patrona di Catania. Ma nella memoria di un luogo c’è posto per i santi e molto di più. Un mago, Eliodoro, dalla cui leggenda avrà origine il simbolo della città: l’elefante.

L’arrivo degli arabi è una ventata di novità: portano i colori degli agrumi e del pistacchio, le loro ricette, e lasciano l’impronta nelle viuzze intricate del quartiere Civita. È un’epoca memorabile: convivono, e pacificamente, gli eredi dei greci, dei romani, gli arabi appena giunti e la comunità ebraica, che grande importanza ha per la storia catanese. Catania cresce e si fa sempre più bella: nonostante le calamità del XVII secolo, una distruttiva colata lavica e un devastante terremoto, fa suo il motto dell’araba fenice, melior de cinere surgo, e si riveste del volto barocco fatto di pietra lavica e bagliori di pietra bianca.

L’Ottocento è il secolo delle rivoluzioni a cui si alternano le melodie di Vincenzo Bellini: tra un colpo di cannone e una Norma, si arriva all’unità d’Italia che cambia le sorti della città. Il Novecento vede Capuana, Verga, De Roberto, Martoglio, Brancati spianare la via a nuove correnti letterarie. Il fascismo continua a rinnovare Catania e il suo volto, ma senza alterarne la bellezza; saranno piuttosto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale a minarla, chiedendo per l’ennesima volta grandi sforzi di ricostruzione. Oggi Catania è ancora la città barocca che stupisce per fervore e vitalità: con un piede nel passato e uno nel futuro, moderna e ricca di iniziative.



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