7 ottobre 2020 - 22:39

Morto Marco Diana, l’ex maresciallo sardo simbolo della lotta all’uranio impoverito

Il sottufficiale dell’Esercito in pensione, era ammalato da tempo. Per curarsi dovette vendere la casa. Pubblicò un video in cui diceva: «Lo Stato mi ha abbandonato» e per questo fu denunciato per vilipendio alla bandiera. In venti anni quasi 400 morti

di Alessandro Fulloni

Morto Marco Diana, l'ex maresciallo sardo simbolo della lotta all'uranio impoverito
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È morto oggi — mercoledì — a 50 anni dopo aver combattuto prima come militare in Somalia e Kosovo e poi contro la malattia contratta proprio nei teatri di guerra, ma soprattutto contro chi non voleva accettare che quel male fosse stato provocato dall’uranio impoverito. Era ricoverato al Policlinico di Monserrato da un paio di giorni Marco Diana, l’ex maresciallo dell’Esercito di Villamassargia, nel Sulcis, che per anni è stato al centro di una battaglia estenuante. Parliamo delle conseguenze dell’«U238», il materiale con cui si fanno i proiettili di artiglieria che perfora le corazze dei tank. Ma che sviluppa temperature così alte che nebulizza i metalli, creando particelle che se inalate o ingerite possono causare forme tumorali. Da vent’anni i reduci dalle missioni Nato in Afghanistan, Bosnia, Kosovo e Iraq si ammalano per le conseguenze dell’uso di questo tipo di arma. I morti sono circa 400. Tra loro, appunto, Marco Diana.

Tumore al sistema linfatico

Alcuni anni dopo le missioni all’estero al sottufficiale era stato diagnosticato un tumore al sistema linfatico e successivamente gli venne riconosciuta la causa di servizio e quindi la pensione, ma prima di ottenere il risarcimento ha dovuto combattere a lungo contro la burocrazia e contro quello Stato che, secondo lui, l’aveva abbandonato.

Annunciò la vendita della casa

Nel 2013 dalla sua pagina Facebook aveva annunciato di dover vendere la casa per pagarsi le cure, un appello-denuncia che fece il giro d’Italia. Questa sera su quella stessa pagina Facebook, appena si è sparsa la notizia della sua morte, sono comparsi decine e decine di messaggi di amici, parenti ma anche di tante altre persone che hanno voluto salutarlo per l’ultima volta.

Denunciato per vilipendio

Una storia surreale, quella di Diana. Dopo aver ottenuto un risarcimento — sono a decine le condanne per il ministero della Difesa — per la malattia, venne denunciato con la sorella per vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate e tentata truffa in concorso. All’origine della denuncia ci fu il suo rifiuto di sottoporsi a visita medica al Dipartimento militare di medicina legale di Cagliari. L’ex soldato, infatti, aveva chiesto un rimborso di 20 mila euro per i farmaci. La Direzione generale della previdenza militare e della leva, per concedere il rimborso, aveva però chiesto a Diana di sottoporsi a una nuova visita medica. Diana pubblicò sul web un video, dal titolo «Io sono vivo», nel quale affermava che le istituzioni militari e civili lo avevano abbandonato.

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