Coronavirus. A bordo di un'ambulanza nelle notti di emergenza Covid a Monza
Il reportage fotografico di Associated Press.
Nei due giorni in cui un fotografo dell'Associated Press ha viaggiato di notte con il servizio di ambulanze della Croce Bianca, la provincia di Monza-Brianza, che conta circa 875.000 abitanti, ha registrato 1.859 nuovi casi positivi al coronavirus, seconda solo alla vicina Milano nell'epicentro virale della Lombardia.
Il servizio di pronto soccorso in queste settimane è essenzialmente rivolto all'emergenza COVID-19: il 70% di tutte le chiamate sono per persone che hanno contratto il virus. Molte sono messe in quarantena a casa dopo il test positivo.
I paramedici indossano l'equipaggiamento protettivo per entrare nelle case, e dopo ogni chiamata devono disinfettare l'ambulanza, le attrezzature e i loro vestiti, per tutta la notte. Alcune chiamate sono falsi allarmi: Un uomo che si era già ripreso dal COVID-19 chiama in preda al panico, convinto di essersi ammalato di nuovo. L'ambulanza lo porta in un centro per essere testato e per fortuna risulta negativo.
"Siamo sempre aperti. Ovviamente in questo momento abbiamo più chiamate - ascolta, c'è una chiamata in arrivo", dice Cristina Valtorta, presidente della sezione della Croce Bianca nella città di Biasonne. Tra una chiamata e l'altra, il personale dorme in una stanza con tre lettini ben distanziati. La Croce Bianca ha solo una manciata di dipendenti a tempo pieno, coadiuvati da circa 120 volontari che si occupano del servizio notturno e del fine settimana.
Il servizio è stato fondato da un sacerdote, Luigi Bignami. "Il nostro motto è: Ama il tuo prossimo come te stesso", spiega la presidente. La situazione a Monza è diventata talmente critica in questo autunno che il sindaco ha chiesto l'aiuto dell'esercito. Questa settimana, 20 medici e infermieri dell'esercito sono in arrivo, cosa che consentirà di allestire altri 40 letti nel principale ospedale della zona, quello di San Gerardo. Anche altri ospedali della regione hanno risposto alle richieste di aiuto consentendo il trasferimento di alcuni pazienti, cosa che ha allentato la pressione sui due principali nosocomi della città che stanno curando circa 400 persone, rispetto a più di 500 di una settimana fa.