Odessa finisce nel mirino delle navi russe: cosa succede sul Mar Nero

Come molti analisti avevano previsto, la Federazione russa ha cominciato a fare ampio uso dell’artiglieria navale. Come riferito dall’agenzia Nova, questa mattina la città portuale ucraina di Odessa è stata bombardata dall’artiglieria navale russa, che avrebbe danneggiato diverse abitazioni. È quanto riferisce il portavoce dell’amministrazione regionale militare di Odessa, Serhiy Bratchuk, in un videomessaggio, precisando che per il momento non sono state riscontrate vittime, né feriti. Secondo Bratchuk, due navi russe sono apparse in un’incursione a distanza nel porto della città sul Mar Nero e hanno aperto il fuoco “in modo indiscriminato”.

Quella russa, tuttavia, è una precisa scelta strategica. Come osserva Gian Micalessin su Il Giornale, in questa fase del conflitto i russi bersagliano l’Ucraina dal mare con i missili, martellano con le artiglierie le città, riorganizzano le posizioni. Chi osserva il conflitto sottolinea come l’invasore incontri difficoltà, evidenziate dalla possibile uccisione del vice comandante della Flotta del Mar Nero. Ieri la componente navale ha svolto un ruolo più marcato con le corvette classe Buyan, presenti nel Caspio e vicino alla costa meridionale. Unità che hanno alle loro spalle esperienze nella guerra siriana dove avevano già lanciato ordigni verso terra ed esercitazioni in dicembre, un anticipo di quello visto adesso. Così hanno impiegato i cruise Kalibr per battere impianti militari. Come spiega Micalessin, la scelta di impiegare le navi rappresenta un’alternativa ai cieli. Il ricorso ai missili e alla Marina è in alternativa all’aviazione. Secondo il Pentagono le missioni aeree sono aumentate – ora circa 200 al giorno – mentre l’aviazione ucraina si limita a circa 10, a cui si aggiungono i droni turchi. I caccia di Mosca, però, sottolinea sempre Micalessin, devono sempre affrontare la minaccia della contraerea di Kiev, piuttosto efficace, affidata agli Stinger portatili e probabilmente a mezzi che possono intercettare a quote più alte.


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Perché Odessa è importante

Odessa rappresenta il porto più grande dell’Ucraina. Da qui transita l’80% del commercio marittimo del Paese, e se l’Ucraina dovesse perdere la città fondata dall’imperatrice Caterina II di Russia, rimarrebbe priva del suo principale sbocco sul mare. Senza Odessa, le truppe di Putin potrebbero facilmente realizzare una “cerniera” che va dalla Crimea fino ai confini della regione della Transnistria in Moldova. Nonostante la netta superiorità navale russa nel Mar Nero, secondo l’Atlantic Council Kiev potrebbe avere un asso nella manica in grado di dare filo da torcere alla Marina russa. Si tratta del Norwegian Naval Strike Missile (Nsm), attualmente schierato da Norvegia, Polonia e Stati Uniti, che potrebbe essere consegnato agli ucraini da uno di quei Paesi. Il sistema è mobile e ha un’autonomia di cento miglia nautiche. Il dispiegamento del NSM intorno a Odessa, secondo il think-tank atlantista, avrebbe il potenziale di mettere in difficoltà il supporto navale del Cremlino. Nei giorni scorsi, peraltro, l’esercito ucraino ha dichiarato di aver di aver colpito una nave della marina russa, la Vasily Bykov, la nave principale della classe Project 22160 di pattugliatori con sistemi di lancio multiplo (MLRS) BM-21 Grad da 122 mm. Se confermato, si tratterebbe del primo duro colpo inflitto alla Marina russa.

Cosi cambia l’elegante città sul Mar Nero

Come nel resto del Paese, negli ultimi giorni la cosmopolita città sul Mar Nero è cambiata. Come riporta la Bbc, molti residenti hanno lasciato la città, dirigendosi a ovest verso il vicino confine con la Moldavia o prendendo un treno affollato verso Leopoli. Gli eleganti viali della città, con i loro caffè, tram e teatri, ora sono per lo più vuoti e disseminati di trappole per carri armati, mentre sacchi di sabbia protettivi sono accumulati attorno ai monumenti più famosi. Così Odessa entra nella seconda fase del conflitto e cambia volto. Nella speranza che la sua bellezza non diventi un ricordo, ma possa sopravvivere anche a questa guerra.