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economia

Comune per comune, ecco chi ha un lavoro e chi no

 

 

Istat lo diffonde su base ovviamente nazionale. Ma anche regionale e provinciale. È possibile, però, sapere qual è il tasso di occupazione su base comunale? Sapere, cioè, quanta gente nella propria città ha un lavoro? Se si considera che chi ha un’occupazione effettua la dichiarazione dei redditi, allora forse sì.

 

Almeno, questo è il tentativo compiuto da Infodata con la mappa che apre questo pezzo. Sulla quale è appunto rappresentato il tasso di occupazione. I comuni in arancione sono quelli con un tasso inferiore alla media nazionale, quelli in azzurro ne hanno uno superiore. Mentre i filtri nella parte bassa permettono di stringere la mappa su uno specifico territorio.

 

Bene, ma come si è arrivati a determinare questo tasso di occupazione su base comunale? La base di partenza è rappresentata dai dati relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2018, che fanno riferimento all’anno di imposta 2017, appena rilasciate dal ministero dell’Economia. Da questo dataset Infodata ha estratto i numeri relativi alla frequenza dei redditi da lavoro dipendente o assimilato, autonomo e da imprenditore. Determinando così il numero di persone con un’occupazione su base comunale. Questo numero è stato poi rapportato alla popolazione residente al 1 gennaio 2018, sempre su base comunale, censita da Istat. Beninteso, il raffronto è stato fatto con la sola popolazione attiva, quella cioè compresa tra i 15 ed i 64 anni di età. In questo modo si è arrivati a calcolare quello che Infodata definisce come il tasso di disoccupazione su base comunale. Che certamente non ha alcune carattere di scientificità, trattandosi di un’approssimazione giornalistica. Ma permette di effettuare alcune considerazioni.

 

Intanto, il dato generale. Secondo questo calcolo, il tasso di occupazione nazionale è pari al 61,51%. Ovvero quasi tre punti sopra al 58,6% comunicato a febbraio da Istat. Il colpo d’occhio sulla mappa non stupisce: le regioni del Sud presentano un tasso di occupazione inferiore a quelle del Nord. Colpiscono, semmai, le zone in controtendenza.

 

Ad esempio l’area della Costa Smeralda in Sardegna, con un’occupazione superiore alla media italiana. O una parte della Locride, in provincia di Reggio Calabria, così come la zona subito a Sud di Corigliano-Rossano. Oltre ad ampie fette dell’Abruzzo, in particolare intorno all’Aquila e nel nord della provincia di Teramo. Senza dimenticare la zona centrale della provincia di Messina. Tutte aree del Mezzogiorno in controtendenza, nelle quali cioè il tasso di occupazione, così come calcolato da Infodata, è superiore a quello medio nazionale.

 

Ci sono però zone in controtendenza anche nel Nord del Paese. Aree cioè con un tasso di occupazione inferiore alla media. In particolare le zone delle province lombarde di Varese e Como, così come quella piemontese di Verbania, al confine con la Svizzera. Oppure la provincia di Imperia, in Liguria, al confine con la Francia. Si tratta di aree nelle quali vivono molti frontalieri, ovvero cittadini italiani che lavorano nella confederazione elvetica, nel principato di Monaco o in territorio francese. Persone che dichiarano il reddito dove lo producono, ovvero oltreconfine.

 

Per questo in queste aree il tasso di occupazione su base comunale risulta più basso. Discorso diverso invece per quei comuni di Piemonte e Liguria che sulla mappa sono colorati di arancione. Qui il problema è proprio quello di una disoccupazione più alta rispetto a quella media nazionale.

 

C’è infine il caso di una ventina di comuni, metà dei quali si trovano in provincia di Bolzano, nel quale il numero dei lavoratori è addirittura superiore ai residenti. Possibile che si tratti di persone che continuano ad essere sul mercato del lavoro pur avendo superato i 65 anni di età. Del resto, come anticipato, non c’è nulla di scientifico in questo pezzo. È solo un tentativo di provare a descrivere come si dispiega sul territorio il fenomeno della disoccupazione.