Il monitoraggio dei rischi nel MES

DISCLAIMER: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono unicamente la posizione personale dell'autore/autrice.

Klaus Regling, direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità (MES). [EPA/NICOLAS BOUVY]

In queste settimane, il MES si è dimostrato non una specie di fortezza Bastiani (quella del Deserto dei Tartari) – in attesa di una crisi ipotetica ma non plausibile – ma una istituzione moderna e pronta a reagire, scrive Cosimo Pacciani.

“Và, metti una sentinella
che annunzi quanto vede.”

Isaia, Cap. 21

La gestione dei rischi ha una funzione simile a quella delle sentinelle sulle torri: capire la minaccia prima che questa generi danni, creando capacità per apprestare le difese. L’equilibrio fra osservare l’orizzonte, avere le risorse necessarie per un eventuale evento ed usarle quando sia necessario è un aspetto importantissimo nella gestione dei rischi. 

Una funzione simile la svolgono il Meccanismo europeo di stabilità (MES) e il suo antecedente, il Fondo europeo di stabilità finanziaria (il FESF). La loro creazione (FESF Nel 2010 e il MES nel 2012) fu subito orientata a creare istituzioni innovative, affinché fossero capaci di gestire importanti ammontari di operazioni finanziarie complesse e, allo stesso tempo, avere una struttura finanziaria ed una governance con tutte le caratteristiche di una ‘fabbrica’ di eccellenza finanziaria – come raccontato molto bene in ‘Safeguarding the Euro in times of crisis – The inside story of the ESM’, il libro pubblicato nel 2019 dal MES stesso sulla sua storia, un vero trattato su come costruire una istituzione internazionale. Una lettura consigliata, per capire meglio, nell’intorno dell’Europa Day, come le istituzioni europee abbiano creato uno strumento di solidarietà usando i mercati dei capitali. E creando una istituzione che potesse avere rating molto alti (oggi il MES ha AAA/Aa1/AAA da parte di Fitch/Moodys/DBRS rispettivamente e non ha un rating da S&P). 

Ed è questo il vero ‘meccanismo’ del MES: il suo rating alto e la reputazione guadagnata sui mercati con un piano di emissioni molto equilibrato, sia in Euro che in Dollari, permettono al MES di finanziarsi a costi allineati a emittenti AAA, con tassi negativi per le scadenze più brevi – o comunque in linea con i migliori emittenti globali. E questo costo del denaro bassissimo viene passato direttamente, con una commissione molto bassa, ai Paesi che hanno accesso ai programmi. E i tassi sono, generalmente, molto inferiori a quelli che gli stessi Paesi potrebbero ottenere direttamente (premesso che molti dei Paesi che fecero richiesta di aiuto al MES non avevano neanche accesso ai mercati durante la crisi dell’Eurozona del 2010-12).

E’ quindi consequenziale che, nelle more della creazione di una istituzione con questa potenza di fuoco basata su un mix di struttura del capitale e reputazione di capacità analitica, dovesse essere creato un sistema di gestione dei rischi e dei controlli in linea con la migliore pratica in giro. Nonostante il MES non fosse regolato o vigilato, come invece sono la BEI ed altre istituzioni finanziarie sovranazionali, ma essendo il MES un operatore sui mercati dei capitali, dove creditibilità e credibilità sono fattori importanti.

Nella stessa direzione di creare un sistema di gestione del rischio interno forte va letto l’articolo 13.6 dello stesso Trattato del MES, che richiede la creazione di ‘un idoneo sistema di avviso per garantire il tempestivo rimborso degli eventuali importi dovuti dal membro del MES nell’ambito del sostegno alla stabilità.’ Il famoso Early Warning System (o EWS).

L’EWS è uno strumento di monitoraggio dei rischi – in questo caso del rischio di ripagamento – che è parte integrante di ogni struttura adeguata di una organizzazione finanziaria. Due esempi di studi sulla importanza di un sistema simile, fra i tanti, sono un Working paper del Comitato di Basilea (Working Paper 4 del Gennaio 2000) ed in uno della BCE del 2018 (Working Paper n. 2182 dell’Ottobre 2018). 

Chiunque, non solo chi ha lavorato in una banca o per un’autorità di vigilanza, soprattutto durante le crisi finanziarie degli ultimi venti anni, sa come sia importante la individuazione tempestiva, come dice il trattato del MES, di fasi del ciclo del credito o di allerta sui primi segnali di crisi maggiori.

L’EWS permette una identificazione di tendenze macroeconomiche, focalizzandosi sulla liquidità di breve termine (fino ad un anno, dato che le previsioni a più lungo periodo sono riservate alla Commissione) di un Paese che abbia fatto ricorso al MES. 

Nel caso di utilizzo ‘ordinario’ del MES, come strumento di risposta a crisi asimmetriche, l’EWS aveva una valenza molto diversa da quella di una situazione in cui tutti i Paesi dell’Eurozona possono avere accesso agli aiuti, senza condizionalità se non quelle dell’uso dei fondi. 

Questo non elimina che l’EWS rimane uno strumento di mitigazione del rischio:  il monitoraggio regolare dei Paesi che prendono in prestito permette di gestire rischi più interni al MES, come il potenziale impatto sul piano di emissioni, la tenuta del capitale dell’istituzione, la tenuta del rating del MES. Senza ignorare l’importanza del monitoraggio regolare per questioni di auditing (gli auditor indipendenti anche nell’Annual Report del MES del 2018, a pagina 126, citano l’EWS come uno strumento essenziale per la valutazione dei finanziamenti concessi ai paesi dell’Euro).  

Quindi, quando si accomuna l’EWS ad uno strumento di vigilanza, probabilmente non si coglie la sua vera natura, di strumento necessario e vitale per ridurre i rischi, di una istituzione finanziaria che non deve solamente erogare prestiti, ma garantire che questo accada nella maniera più efficiente e meno costosa.

Usando una metafora medica, oltre che quella militare, alcuni test regolari hanno il beneficio di prevenire danni irreparabili: l’EWS ha la funzione di una visita e di un esame regolare per essere sicuri che gli organi siano funzionanti e non ci siano segnali di malattie. E, come nel caso medico, tenendo conto della governance dell’ESM, le prime avvisaglie a volte evitano proprio che ci sia bisogno di interventi maggiori dopo. Nel caso di una crisi finanziaria, poi, un’allerta anticipata evita anche che, nel caso la malattia sia infettiva, il cosiddetto rischio di contagio

In queste settimane, il MES si è dimostrato non una specie di fortezza Bastiani – in attesa di una crisi ipotetica ma non plausibile – ma una istituzione moderna e pronta a reagire, come ha fatto con i fondi per combattere il coronavirus, ad una crisi che, sulla carta, nessuno si aspettava ma che ha trovato, nelle risorse del MES, una fondamentale linea di difesa. Per l’Italia e tutti i paesi dell’Eurozona. 

Cosimo Pacciani è un esperto di risk management ed è stato Chief Risk Officer dell’ESM dal 2015 al 2019. Il contenuto rappresenta opinioni indipendenti e personali dell’autore, il quale non e’ affiliato in nessuna maniera al MES e non rappresenta nessuna opinione interna del MES.