Apple bocciata da Ponemon e utenti per la sicurezza dei dati personali

Dopo quattro anni Apple esce dalla classifica delle aziende a cui gli utenti USA affidano senza problemi i propri dati personali. Il rapporto di Ponemon Institute, “Most Trusted Companies for Privacy”, mostra come sia calata la fiducia nei confronti dei colossi del web in materia di sicurezza

Nel suo annuale rapporto “Most Trusted Companies for Privacy”, Ponemon Istitute mostra come la fiducia degli utenti statunitensi verso le grandi aziende del web in materia di sicurezza dei dati personali sia in calo. Lo studio esamina 217 società tra le principali di 25 diversi settori produttivi e ha raccolto le opinioni di 6.704 consumatori.

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American Express è prima, Apple è fuori classifica

Nella top ten delle società considerate sicure per i propri dati personali, in prima posizione troviamo American Express, seguita da HP, Amazon, IBM, le Poste USA, Procter & Gamble, USAA, Nationwide, eBay e Intuit. Microsoft e Mozilla sono entrate in classifica, dopo aver ottenuto buoni punteggi negli anni passati, rispettivamente in 16° e 20° posizione. L’azienda di Redmond ha comunque subito alcune critiche riguardo la sicurezza dei dati personali degli utenti Skype, prima dal Garante dell Privacy italiano e poi da altre associazioni in una lettera aperta ai suoi dirigenti. Altre grandi aziende come Apple, Google, Facebook e Yahoo non hanno avuto la stessa fiducia da parte dei consumatori statunitensi. Mountain View, nonostante i suoi sforzi per denunciare le ingerenze dei Governi mondiali nei confronti delle informazioni sugli utenti non è entrata in classifica, anche se il 55% degli intervistati la pensa allo stesso modo. Inoltre, è di oggi la notizia che le associazioni in difesa della privacy di Olanda e Canada hanno segnalato che WhatsApp viola le leggi dei rispettivi Paesi in materia di sicurezza dei dati personali.

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C’è preoccupazione per i dati, ma si continua a fornirli

Dai dati raccolti risulta che i comparti considerati più affidabili sono sanità, beni di largo consumo e banche. Quelli più a rischio sono invece le aziende del web, i social network e le organizzazioni no profit. Il 78% degli intervistati teme per il destino dei propri dati personali e ritiene che questo influenzi l’opinione che hanno delle aziende, ma il 63% continua a fornire informazioni a organizzazioni sconosciute o per le quali si nutre scarsa fiducia, soprattutto per comodità e quando effettuano acquisti online.

Cosa fa più paura e come risolvere il problema

Il 59% del campione ritiene che il diritto alla privacy sia diminuito dal boom dei social media e dalla diffusione del sistema di geolocalizzazione, cosa contestata anche a Google Maps dopo il suo ritorno su iOS. Le maggiori preoccupazioni degli utenti sono il furto d’identità (61%) e la sorveglianza dello Stato (56%). Solo il 35% degli intervistati ritiene di avere un certo controllo sui propri dati e ritiene quindi che le aziende debbano: garantire la sicurezza della propria privacy, impedire la condivisione di informazioni sensibili senza autorizzazione, come aveva inizialmente deciso di fare Instagram, e introdurre la possibilità di revocare il proprio consenso.